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Cultura

Parnassius phoebus - su Vanessa Villa.
Parnassius phoebus - su Vanessa Villa.

raffigurazione greca I secolo B.C. del ciclo delle farfalle

Il ciclo delle farfalle
raffigurazione greca del 1° secolo B.C. dal libro GREEK INSECT di Malcom Davies e Jeyaraney Katthirithamby Oxford.

 

Synthomis phegeaSynthomis phege

 

 

 

disegno della Vispa Teresa
Illustrazione di Ugo Finozzi per la copertina dell'edizione della Vispa Teresa di Trilussa, Carlo Alberto Salustri, sviluppo innervato sulla poesia La farfalletta di Luigi Sailer.

Le farfalle e la cultura

L’uomo, sin dai tempi più remoti, è cresciuto nella Natura: affascinato dalla sua ricchezza di forme e colori e nel contempo impaurito dalle inspiegabili manifestazioni di forza, potenza, immensità.

La spiritualità, forse, nacque per il bisogno tutto umano di cogliere il Grande Soffio delle cose, e sentirsi partecipe – e non annichilito – nello scorrere e trasformarsi del mondo.

Fare propria la Natura: graffiti, disegni, sculture, oggetti d’ogni giorno abbelliti dalle rappresentazioni dei più svariati animali, di luoghi, di riti … Le farfalle, le macchie di colore, leggere e aggraziate, del caleidoscopio naturale, non passarono certo inosservate nella nostra recente evoluzione culturale, tanto da essere presente nei miti, nell’arte e, oggi, nella stessa industria.

È oramai certo che gli antichi Egizi conoscessero il ciclo biologico dei lepidotteri, da fini osservatori del mondo naturale quali erano. Farfalle che venivano caricate di profondo significato simbolico, figurazione eterea dello spirito che lascia il defunto.

Forse quello che ieri (come oggi?) più colpiva di questi insetti era proprio il mutare di forme, pur nell’unicità dell’essere, durante i tre stadi vitali: una trasformazione dopo l’altra, il bruco vermiforme muore nell’immobile crisalide, la quale rinasce nella farfalla adulta, capace di volare e alzarsi sopra le cose terrene.

E così, anche per i Greci esisteva il collegamento simbolico farfalla-spirito: l’antico termine psyche veniva usato per indicare sia l’anima dell’uomo sia le farfalle; nekydallos, parola che designava la crisalide, racchiude in sé la radice nekys, cioè‘morte’, forse per ricollegarsi alla morte in divenire delle pupe .

I Latini usavano invece il termine animula che testimonia, una volta di più, il profondo connubio tra farfalle e spiritualità e ancòra oggi in Russia è utilizzato il dialettale dushichka, che letteralmente significa ‘animuccia’.

 

 

 

 

 

 

 

È strano che la molteplicità di forme, di disegni, di colori che è propria delle farfalle non abbia ispirato i nomi per definirle. Certo esistono delle eccezioni: ad esempio in molte zone dell’Italia meridionale i sintomidi del genere Syntomis, dalla livrea nera a macchie bianche, sono chiamati previtarielli (‘pretini’), ricordando la tinta dell’abito talare dei sacerdoti.

Nomi che invece sono suggeriti dalla caratteristica più affascinante dei lepidotteri: il volo, così leggero, armonioso, cadenzato dal ben visibile
battere e levare delle ali. Il latino papilio ha questa origine, con il raddoppiamento (il battere e il levare…) della radice peb che sta per ‘volare’.

E rimane quasi inalterato nel francese papillon o nell’italiano padiglione, che ne è un derivato metaforico.

Il termine farfalla, pur così lontano dal latino, è costruito con lo stesso criterio: ripetizione sillabica, a ricordare il doppio movimento alare, e suono dolce, quasi onomatopeico.

Diversa è l’etimologia dell’inglese butterfly: la parola si ricollega probabilmente alle antiche leggende popolari secondo le quali le fate, celate sotto le sembianze di farfalle, entravano svolazzando nelle case (fly significa ‘volare’) per poi rubare panna e burro (butter) dalle dispense.

 

Farfalle nell’arte

Le farfalle hanno offerto innumerevoli spunti artistici all’uomo.

Alle infinite rappresentazioni, tra reale e simbolico, e ai temi musicali, vogliamo tra i tanti, ricordare I costumi degli insetti di Jean Henri Fabre,

La Farfalletta di Luigi Sailer – resa nota anche dalla versione del Trilussa, Carlo Alberto Salustri, come La vispa Teresa – e Il dono di Vladimir Nabokov.

Quanto tende a sedimentarsi nell’immaginario è simbolo di bellezza e fugacità.

Oltre al pulsante erotismo tra bellezza e perfezione, le farfalle ci pongono questione profonda sul rapporto tra l’essere e la forma. Alcune, giungono allo stadio della riproduzione senza che la forma assunta dal loro corpo gli permetta di alimentarsi.

 

 

 

 

 

 

L’industria delle farfalle

La seta è certamente il prodotto di cui l’industria è maggiormente debitrice nei confronti delle farfalle. I fili di seta prodotti dalle larve di alcune specie di falene sono impiegati da più di 4.000 anni per la confezione di stoffe pregiate.

Bombyx mori
Bombyx mori

Bombyx mori - bozzolo
Bombyx mori
- bozzolo.
Antheraea yamamai
Antheraea yamamai

Samia cynthia
Samia cynthia

 

 

tipo di pasta, farfalle o strichetti
tipo di pasta, farfalle o strichetti

La bachicoltura, nata in Cina, ha sfruttato per molti secoli quasi unicamente la specie Bombyx mori (famiglia Bombycidae), la cui larva ancora oggi è indicata comunemente col nome di baco da seta. In Europa solo all’inizio del secolo scorso, in seguito a un’epidemia di ‘calcino’ (un fungo parassita) che aveva colpito i bombici da seta, venne avviato l’allevamento di altre falene serigene, importate dall’Oriente.

Alcune di esse, sfuggite agli allevamenti, si sono velocemente acclimatate, e ancora oggi è possibile imbattersi nei maestosi adulti che volano attirati dalle luci dei lampioni stradali.

 

Il termine farfalla viene attribuito a diversi prodotti commerciali: dalla tipica forma di pasta, in alcune zone d’Italia chiamata anche ‘strichetto’, al cravattino (papillon), a una speciale valvola meccanica, e così via.

Nell’industria, però, della farfalla non si è utilizzato solo il nome o i suggestivi e azzardati accostamenti cromatici.

In Europa, e in Italia in particolare, la produzione della seta ha segnato la forma e la toponomastica delle città e delle zone rurali. Sparuti filari di gelso sopravvivono ancora nelle nostre campagne assieme al ricordo infantile dei loro dolci frutti.

Le colonne del portico bolognese del Pavaglione, oltre a ricondurci alla farfalla grazie al termine latino ‘papilio’ e alla palpitante tenda degli antichi accampamenti militari‘padiglione’, ci ricorda come lì, sotto grande sfarfallante tendone, si tenesse un importante mercato dei bruchi da seta. Come per altre città, della ‘dotta’ Bologna, delle sue vie d’acqua e della sua storia, molto si può comprendere grazie alla parpaja... pardon... farfalla.